martedì 8 luglio 2008

Comunicazione tra le specie

L'ironia, come la seduzione, è magia, frutto di alchimie sottili. Anna Maria Testa

Credo che sia questa la giusta definizione del concetto di ironia in pubblicità.
E non è un caso che a trovare questa definizione sia una delle più grandi copywriter italiane.
La seduzione non è per tutti e soprattutto non colpisce tutti allo stesso modo: esattamente come l'ironia.

Ecco perché il messaggio ironico non sempre cattura: si presuppone che il target sia pronto a recepirlo e quindi abbia l'intelligenza e la cultura per capirlo.
I signori, anzi i Lord dell'ironia, sono senza dubbio gli inglesi. Escono dal formale e dalla loro rigida struttura grazie a questo gioco di stile. Dicono senza spiegare. O spiegano senza dire.
Gli italiani, invece, spesso si prendono troppo sul serio, o meglio prendono i loro prodotti troppo sul serio, lasciandosi incanalare nella solita comunicazione di settore fatta di idee già digerite dal target. (a volte addirittura rigurgitate...).

Il mio parere personale è che la comunicazione si debba fare in modo sempre originale e se possibile interattivo. La carta stampata non è di per sè interattiva a meno che non faccia ragionare, allora diventa lo spunto, il pensiero, l'idea, il ragionamento.
Il presupposto da cui si deve partire però è che le persone che subiscono la comunicazione siano dotate di intelligenza, pensiero sempre meno evidente soprattutto nel mezzo televisivo. 

Come si può secondo voi cercare di migliorare la comunicazione (italiana soprattutto) facendo capire al cliente che tramite l'ironia e il senso dell'umorismo si può avere un effetto maggiore sulla risposta del target?
Mi sono spesso chiesta se poi la colpa non sia nostra (dei comunicatori in generale)... forse ci crediamo poco anche noi. 

In ogni caso LA MORALE è SEMPRE QUELLA [fai merenda con girella].

2 commenti:

Sara ha detto...

Sono d'accordo. A mio personale giudizio la pubblicità, soprattutto italiana, sia sulla carta stampata che, peggio ancora, è di una noia assurda. Trovo che in Inghilterra si osi molto di più e che la pubblicità risulti più accattivante. Il punto è che gli italiani o si prendono troppo seriamente o se non lo fanno, esagerano nella direzione opposta: diventano mentecatti. Alcune campagne pubblicitarie che ho visto negli UK sono meravigliose, perchè presuppongono un individuo capace di ragionare e riflettere. Invece di tette e culi, che qui si vedono molto poco, usano la testa. Per cui una campagna come quella che ha fatto recentemente la O2 (disponibile su YouTube) sulle case che usano O2 e che sono Happy Home è meravigliosa. Invece che sfruttare il Valentino Rossi della situazione, azzarda delle immagini di non immediata decodificazione (anch'io di primo acchito non mi ero accorta che le case "sorridono")ma che danno più soddisfazione. Come a dire: ah, ho capito il gioco, forte! In Italia hanno tutti paura di osare e che l'italiano medio, mentecatto, non capisca. Eppure chi ci ha provato, ricordo la Patatina Pai di Rocco Siffredi, ha fatto un gran successo! Ed è un peccato che l'abbiano censurata, perchè io l'ho trovata fantastica. In quel caso, hanno osato con un messaggio che non era trasparente (o almeno, lo era, ma solo ad un secondo livello di lettura). Ricordo una pubblicità, sulla rivista di cinema Empire, che mi era piaciuta molto. Erano due pagine della rivista, con l'enorme immagine di un parco. Nel parco, bisognava guardare attentamente, si scorgevano diverse figure: ogni singola figura richiamava un film (da un prete che passeggiava e che assomigliava a quello dell'Esorcista a un gruppo di corvi appollaiati che erano un chiaro richiamo agli Uccelli di Hitchcock). La pubblicità diceva più o meno: se ami il cinema, questa rivista non passerà inosservata. E' chiaro che fosse una pubblicità molto mirata, ma chi come me è appassionato è rimasto folgorato a guardarla e la trovata superba! In italia probabilmente avrebbero messo in primo piano la Bellucci un pò succinta. Che tristezza! La soluzione? Avere un pò più fiducia che non tutti gli italiani sono scemi... Come dicevi: bisogna crederci davvero!

DUETS_graphic ha detto...

La pubblicità della patatina PAI con Siffredi era azzeccatissima e in più per niente volgare... ma si sono lamentati per i bambini... che non capiscono il doppio senso e soprattutto non sanno chi sia il Signore della pubblità!
Di recente sono stata ad una conferenza su un libro di Franco Scepi "Il secolo della S-comunicazione": Scepi è sicuramente uno dei più grandi creativi degli anni 80/90 (ha fatto le pubblicità della Campari) e diceva che adesso la comunicazione è subissata dalla tecnologia che fa perdere il processo creativo... si stava meglio quando si stava peggio... non ci sono più le mezze stagioni... una volta si beveva dai fiumi... CHE DELUSIONE!
Ma com'è che dobbiamo sempre pensare a quello che è stato? Poi ha parlato Giorgio Leopardi (simpatico compagno di panca) che ho scoperto essere un quotato produttore cinematografico italiano non più tanto giovane anagraficamente, ma molto più giovane di molti 40/50enni, che commenta più o meno così: "Beh la tecnologia mi fa risparmiare tempo e poi se usata con criterio e professionalità è molto utile..." Non è la scoperta dell'acqua calda, ma evidentemente non è neanche un pensiero comune... la s-comunicazione esiste ma la colpa non è della tecnologia, al limite potrebbe essere di come viene usata.
Chiudiamo il cervello nell'istante in cui accediamo al telecomando, siamo ingannati e terrozzati dai giornalisti e i politici ci prendono in giro, le pubblicità fanno vedere tette e culi per commercializzare il formaggio Mio e noi S-comunicatori diamo la colpa alla tecnologia... beh forse è davvero ora di finirla con le mezze stagioni...